Fondali marini
Il borgo di Scilla sorge su un imponente sperone roccioso a picco sul mare. Il mare che si infrange su queste rocce è un mare dai fondali unici e dalla straordinaria morfologia emersa e sommersa.
I complessi fenomeni idrodinamici e la grande varietà di forme di vita rendono i fondali di Scilla dei veri e propri paradisi naturali di flora e fauna marina. Queste unicità naturali, oggi meglio conosciute, sono state d’ispirazione per simboli e miti, divenuti ormai parte della storia di questi territori (fra tutti quello di Scilla e Cariddi).
I fondali di Scilla, che comprendono il tratto di mare che va da Capo Paci sino a Favazzina, sono caratterizzati da forti correnti. Essendo questo il punto di congiunzione tra il mar Ionio e il mar Tirreno, due mari con diversa salinità, densità e temperatura, si generano particolari fenomeni come l’alternanza tra alta e bassa marea che dà origine a forti vortici, sviluppati con una violenza tale che chi vi si trovasse in mezzo cadrebbe certamente nella bocca di qualche mostro marino. E se da un lato le correnti sono l’anima vera di questo angolo dello Stretto di Messina, regalando ai fondali, attraverso un flusso costante e a tratti impetuoso, una grande ricchezza di vita, dall’altro sono proprio le stesse correnti a “regolare” l’attività subacquea.
Tali concomitanze di fattori estremamente rari, fanno sì che il paesaggio marino dei fondali trovi pochi riscontri in altre parti del mondo.
Dal punto di vista geomorfologico, l’intero territorio costiero che da Santa Trada (a Sud di Scilla) va fino a Bagnara (a Nord), è caratterizzato da una vastissima costa rocciosa con pareti a picco, alte e continue, interrotta da diverse incisioni vallive che la segmentano in maniera perpendicolare alla costa. Queste pareti rocciose, conosciute anche come “Secche di Scilla”, costituiscono delle vere e proprie oasi biologiche, animate dalle correnti dello Stretto e amate dai subacquei. Dalla secca delle “Cento Cipolle”, con le affascinanti gorgonie e la grotta popolata da murene e grosse motelle, alla “Paddata”, e ancora “Grotticella”, la “Montagna”, i “Costoni di Punta Paci” e infine “sotto al Castello”, secca definita in tal modo poiché posizionata sotto la Rocca.
Basta immergersi pochi istanti nelle limpide acque di Scilla per restare incantati dallo scenario che appare davanti ai nostri occhi.
Tra i 35 e 65 metri di profondità la luce del sole evidenzia la bellezza delle Gorgonie rosse e gialle. Sul fondale si possono incontrare Dentici, Saraghi, fra gli anfratti, Polipi e Stelle marine e nelle zone meno luminose pesci rossi, Astroides arancioni, Madrepore e la gialla Leptosamnia. Tipica la presenza, nei primi mesi dell’anno di pesci San Pietro, Cernie, Murene, Castagnole e Rane Pescatrici.
Tra i 50 e i 110 metri di profondità vi è la più grande colonia di corallo nero al mondo, specie oggi considerata protetta in funzione della sua delicatezza e della sua sensibilità ai mutamenti ambientali. Sott’acqua si presenta con rami simili a folti ciuffi bianchi, fortemente ramificati: di nero ha soltanto il cuore.
Lo Stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi, costituisce un punto di passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei Cetacei, tra cui sono da segnalare tutte le specie di delfini presenti nel Mediterraneo, le Balenottere e i Capodogli.
Non mancano alcune specie di squalo, oltre ai grandi pelagici, cioè il Tonno, l'Alalunga, la Palamita, l'Aguglia Imperiale ed il leggendario Pescespada, la cui pesca è a Scilla un’arte antichissima che risale al II sec. A.C., legata ad alcuni magici rituali secolari (il più suggestivo tra tutti è quello della “cardata da cruci”: dopo la cattura si incide una croce sulla guancia del Pescespada come segno di riconoscimento del suo valore nel combattimento per la vita).